verruche

L’acne è una malattia del follicolo pilo-sebaceo, responsabile della comparsa di lesioni non infiammatorie (comedoni o “punti neri”) e lesioni infiammatorie (papule, pustole, noduli e cisti), più o meno gravi. Compare soprattutto nelle aree ricche di ghiandole sebacee, come ad esempio la T del volto, ma anche il dorso e il torace possono essere interessati; sono, queste, sedi di rilevante significato estetico per molti pazienti, con conseguente potenziale compromissione della qualità della vita del soggetto affetto. Si manifesta alternando fasi di peggioramento, soprattutto dopo la stagione estiva, a fasi di remissione.

L’acne rappresenta una malattia spesso recidivante, molto frequente nell’età adolescenziale (70-87% dei casi), ma non esclusiva di questa età. L’esordio è di norma più precoce nelle femmine (11 anni) rispetto ai maschi (12-13 anni).
Generalmente la malattia si risolve intorno ai 20 anni, anche se nel 12% dei casi può perdurare fino a 25 anni e nel 7% fino alla quarta decade di vita.

 

Quali sono le cause dell’acne?
La genesi di questa malattia è certamente multifattoriale. Le principali cause dell’acne sono da ricercarsi in una serie di fattori come l’aumentata produzione di sebo, l’infiammazione, la colonizzazione batterica dei follicoli pilo-sebacei e la loro alterata cheratinizzazione (con cheratosi follicolare, ossia la formazione di un “tappo” che può chiudere gli sbocchi delle ghiandole).

 

Quali sono le diverse tipologie di acne?

A seconda della prevalenza del tipo di lesioni, si individuano 4 tipi di acne:
- lieve o comedonica (con prevalenza di comedoni);
- papulo-pustolosa (è la forma più frequente, con prevalenza di papule e pustole);
- nodulo-cistica (< 10% dei casi, con noduli e cisti sottocutanee che possono provocare esiti cicatriziali);
- conglobata (la forma più grave di acne, con lesioni pustolose e nodulo-cistiche, che può perdurare fino all’ età di 30 anni e oltre, con formazione di gravi esiti cicatriziali).

 

La diagnosi
La diagnosi di acne è inizialmente di competenza del medico di famiglia, che si può avvalere per le forme più gravi della consulenza del dermatologo in particolare per quei casi dove può essere necessaria una terapia non solo locale. In ogni caso consta di un percorso nel quale è importante interpretare dei segni caratteristici di questa malattia; tra questi:
- il tipo di acne;
- il grado di severità di ciascun tipo di acne (lieve, moderata, severa, fulminans);
- eventuali condizioni sistemiche associate (nella donna), come alterazione del metabolismo ormonale, ovarico o surrenalico, presenza di ovaio micropolicistico.

 

Il trattamento
Una tempestiva e corretta scelta della terapia, personalizzata in base al tipo di paziente e di acne, permette di curare la malattia prevenendo frequentemente, per le forme più gravi, gli esiti cicatriziali permanenti.
Nelle forme di acne lieve si utilizzano terapie topiche, ossia creme, gel e pomate a base di antibiotici, cheratolitici, retinoidi, benzoil-perossido, acido azelaico, adapalene.
Tutti questi prodotti possono essere utilizzati da soli o in alcuni casi anche in combinazione fra loro. La scelta della terapia locale va quindi personalizzata, considerando anche la tollerabilità dei diversi preparati e il “tipo” di pelle del singolo paziente.
Nelle forme più gravi di acne, con prevalenza di lesioni infiammatorie quali le forme papulo-pustolose, oltre alle cure locali si utilizzano anche farmaci per bocca, in particolar modo antibiotici come, qualora il paziente non sia allergico, le tetracicline (minociclina, doxiciclina, limeciclina) o i macrolidi (eritromicina, claritromicina).
Le forme di acne del paziente di sesso femminile che si associano a disfunzioni ormonali (iperandrogenismo) oppure non responsive a trattamenti convenzionali, con papule, pustole e noduli localizzati in prevalenza nella parte inferiore del volto, nel collo e nella zona periorale, possono essere trattate con un farmaco antiandrogeno (ciproterone acetato) o con estroprogestinici orali (“pillola”).
Nelle forme di acne nodulo-cistica o conglobata non responsive alle terapie “convenzionali” o con rischio di gravi esiti cicatriziali può essere prescritta una terapia sistemica con isotretinoina.
L’isotretinoina è un farmaco derivato dalla Vitamina A. Poichè è gravata da un certo numero di effetti indesiderati e collaterali, tra cui la possibilità di indurre gravi malformazioni fetali è assolutamente controindicata in gravidanza e in allattamento (si rende pertanto necessario, per le pazienti, l’esecuzione del test di gravidanza e la contraccezione durante tutta la durata della terapia e fino a 1-6 mesi dalla sospensione). La durata della terapia varia solitamente dalle 16 alle 20 settimane ed è controindicata durante il periodo estivo in quanto incompatibile, essendo fotosensibile, con l’esposizione solare.

 

Articolo a cura del

Prof. Maurizio Coppini

 

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mercoledì pomeriggio

 

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