verruche

 La prurigo nodulare, anche definita prurigo nodulare di Hyde, è una condizione cronica intensamente pruriginosa che si verifica come risultato del cosidetto circolo vizioso “prurito-grattamento-prurito”.

Oltre il 50% delle persone affette (specialmente anziani, ma tutte le fasce d’età possono essere interessate) ha una predisposizione per le allergie. Oltre a diverse malattie cutanee, anche numerose malattie sistemiche (psichiatriche, neurologiche, infettive) possono scatenare il circolo vizioso appena citato e quindi causare la prurigo nodulare.

 

Cause e fattori di rischio

Le malattie infiammatorie cutanee che sono considerate dei fattori di rischio e/o fattori scatenanti la prurigo nodulare sono diverse, tra queste la dermatite atopica ma anche, seppure meno frequentemente, i linfomi cutanei a cellule T, il lichen planus, la dermatite erpetiforme, per citarne solo alcune e tra quelle infettive anche talvolta la scabbia e la pediculosi.

Sebbene i meccanismi molecolari alla base della malattia non siano ancora completamente conosciuti, sembrerebbero esistere delle interazioni complesse tra le strutture nervose (nervi e loro guaine) e le cellule infiammatorie e vascolari della cute.

Tra le malattie sistemiche che possono portare alla prurigo nodulare ci sono:

  • l’insufficienza renale cronica, in cui il prurito si verifica come conseguenza delle anomalie del metabolismo di fosforo e calcio, dell’ipervitaminosi A a livello epidermico, della neuropatia periferica;
  • la stasi biliare (associata o meno a ittero) ovvero l’accumulo di sali biliari nelle vie biliari o nel fegato;
  • malattie ematologiche come i linfomi o la micosi fungoide;
  • l’infezione da HIV;
  • le parassitosi

 

Sintomi

La purigo nodulare si manifesta con un prurito intenso che si accompagna alla (o induce la) comparsa di lesioni cutanee rilevate  (noduli) e arrossate (eritematose), del diametro normalmente di 1-3 cm. I noduli sono generalmente,anche se non sempre, convessi hanno una superficie liscia o verrucosa e sono spesso centrati da una escoriazione crostosa o da una ulcerazione secondaria al grattamento. Sono localizzati tipicamente sulle superfici posteriori degli avambracci,  sui glutei e gli arti inferiori. La parte centrale del dorso è difficile da raggiungere con le mani dal paziente che pertanto, non potendosi grattare, non può indurre, se non in casi eccezionali, la comparsa di noduli in tale sede. Questa area cutanea libera da lesioni assomiglia al corpo di una farfalla: la presenza delle  stesse sulle scapole e la loro assenza  al centro della schiena costituisce quindi il “segno della farfalla”.

La prurigo nodulare è stata classificata come:

  • lieve in presenza di meno di 20 noduli sulla superficie cutanea;
  • moderata in presenza di 20-100 lesioni;
  • grave con più di 100 lesioni.

Oltre al prurito, alcuni pazienti riferiscono sintomi quali sensazione di calore o freddo pungente, formicolio, bruciore.

 

Diagnosi

Di fronte ad una eruzione cutanea escoriata cronica si richiede l’impostazione di un iter diagnostico che permetta di individuare o escludere la/le malattie dermatologiche  e non che possono essere alla base della prurigo. La valutazione clinica da parte dello specialista dermatologo e soprattutto in molti casi la biopsia per l’esame istologico permettono, anche se non sempre, di chiarire la diagnosi.

 

Prognosi e complicazioni

La prognosi è variabile in base alla malattia che sottende la prurigo. Questa  può talvolta avere un impatto negativo sulla qualità della vita provocando:

  • disturbi del sonno
  • isolamento sociale
  • disagio psicologico.

 

Rimedi e cura

La terapia  della prurigo nodulare, specialmente quando non si può intervenire in maniera efficace sulla causa scatenante (ad esempio nei casi di insufficienza renale), ha lo scopo di interrompere il circolo vizioso” prurito-grattamento-prurito”.

Le creme emollienti sono considerate la base del trattamento, poiché una cute secca (xerotica) può essere già di per sé pruriginosa. Oltre agli emollienti, i cortisonici per uso topico rappresentano il primo step terapeutico; per ridurne gli eventuali effetti collaterali legati ad un loro uso prolungato (come l’atrofia cutanea,assottigliamento dell’epidermide, in ogni caso reversibile dopo alcune settimane dalla sospensione dello steroide) si possono introdurre al loro posto  creme di ultima generazione con effetto “immunosoppressivo” (tacrolimus,pimecrolimus); nei casi gravi, con un numero elevato di lesioni si può utilizzare la fototerapia con UVB a banda stretta o UVA. Gli antistaminici per via orale risultano anch’essi efficaci sul sintomo prurito, riducendo pertanto la tendenza del paziente al grattamento e quindi la comparsa di nuove lesioni. Nei casi gravi che non rispondono ai trattamenti sopracitati,si utilizzano per via orale i derivati della vitamina A e gli immunosoppressori come gli steroidi per via sistemica, l’azatioprina o la ciclosporina.

 

Articolo a cura del

Prof. Maurizio Coppini

 

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